L’aborto ha sempre accompagnato la storia riproduttiva del genere umano destando nelle donne sconforto, tristezza e dubbi sulla sua natura.
Fin dai tempi più antichi vi sono testimonianze di quanto questa evenienza fosse presente come elemento immanente sulla riproduzione femminile. Platone, nel Fedro, lo considerava un evento naturale necessario acciocché l’anima entrasse poi in un corpo. Ippocrate vi dedica gran parte del suo libro sulle malattie delle donne.
Nei secoli successivi i medici si sono occupati dell’aborto ricorrendo ai rimedi più bizzarri.
Recentemente, dalla metà del secolo scorso, l’attenzione degli ostetrici ha ricercato basi più razionali e scientifiche per la comprensione e possibile soluzione di questa che è, forse, la patologia più frequente che affligge una donna in età riproduttiva. Dalla metà del secolo scorso parrebbe che gli ostetrici abbiano iniziato ad occuparsi di questa problematica inquadrandola e trattandola sotto la spinta delle “mode scientifiche” in auge nel susseguirsi dei decenni.
Tra gli anni 50/ 60 si iniziò a sospettare che gli aborti avessero una causa che poteva essere trattata dal punto di vista medico. Si pensò alle cause infettive (la tubercolosi e la sifilide ad esempio). Dopo più di un decennio gli aborti si ritennero tutti conseguenti a causa di carenza ormonale. Successivamente si abbandonò in gran parte questa idea e si ritenne possibile quasi esclusivamente un meccanismo autoimmunitario. Più avanti l’attenzione si concentrò sulla compatibilità tissutale di coppia fino ad arrivare a, circa 20 anni orsono, dove si cominciò a ritenere di particolare importanza la predisposizione alla trombosi, spesso su base genetica. Ancora in seguito e più recentemente, una serie innumerevoli di condizioni cliniche, dai distiroidismi alle più comuni malattie metaboliche.
Man mano che la cultura cresceva emersero cause molto precise ed inconfutabili, come ad esempio le malformazioni uterine. Tutto questo però non è sempre sufficiente a spiegare l’enorme numero di aborti che a secondo delle casistiche, sembrerebbero affliggere dal 20 al 30 % delle gravidanze. In realtà, fortunatamente, la maggior parte di questi sono aborti occasionali che, in genere, non si ripetono se non “occasionalmente”.